La rivelazione di Giulio Tremonti: “Zuckerberg mi mette più paura di Trump”


In una lunga intervista rilasciata al quotidiano La Verità, diretto da Maurizio Belpietro, l’ex ministro Giulio Tremonti spiazza tutti nel suo giudizio verso il magnate di Facebook Mark Zuckerberg:

“Ha letto il ‘manifesto’ di Zuckerberg? E’ più sconcertante quello o i tweet di Trump? Non c’è più un re, una legge, un ruolo d’imposta. La ricchezza, da sola, è diventata anonima e apolide, irresponsabile e iperpotente, prende la forma prima sconosciuta del capitale dominante. E’ il mercato sicut Deus, sopra i Parlamenti, sopra i popoli. Le ‘repubbliche digitali’ e i loro signori rifiutano di essere definiti come evasori: secondo loro sono gli Stati che sbagliano rispetto ai loro criteri di ripartizione fiscale. Ripeto: c’è qualcosa che non va, o no?”.

L’uomo di ferro che chiudeva i cordoni della borsa ai governi di centrodestra, che ha impedito più volte al presidente Silvio Berlusconi di ridurre la pressione fiscale in Italia introducendo le  tre aliquote fiscali più volte propagandate in campagna elettorale dal Cavaliere ma mai messe in pratica perchè ‘L’Europa ci domanda rigore’, il ministro che accettò d’inserire il pareggio di bilancio in costituzione oggi bacchetta il mainstream dei poteri forti.

Tremonti affermando che l’avvento di Donald Trump “è la fine di un mondo”. Ma qual è il mondo che vede tramontare l’ex ministro delle Finanze italiano?

Giulio Tremonti

“Con l’era Clinton, la globalizzazione prende la forma di un’ideologia politica. Una ideologia che mira a realizzare l’uomo nuovo e un mondo nuovo. E lo fa su due canoni: il politically correct e la cosiddetta responsibility to protect. L’uomo nuovo, ovvero la creazione di un nuovo modello antropologico; e il mondo nuovo, ovvero l’esportazione della democrazia. Chi realizza questi canoni? Nel 2015 l’America ha prodotto 80mila pagine di leggi: una vera forma di autoritarismo soft, dall’economia all’uso dei bagni. Ovviamente questi canoni rispondono tanto a visioni quanto a precisi interessi economici. Insomma siamo di fronte alla cattedrale della globalizzazione”.

Ed è qui che si introduce secondo Tremonti il germe del populismo. I popoli – secondo il professore – cioè di chi rimane fuori da questi dogmi che assumono i connotati di quello che si potrebbe chiamare fascismo bianco, insomma si ribellano.

“Lo fanno con i voti, non con le armi per fortuna: ecco la talpa populista dove sorge la cattedrale della globalizzazione. Scava in Europa con la Brexit, negli Usa con Trump, e ora torna in Europa. Arrivano al dunque gli effetti e il lato oscuro della globalizzazione, scatenati con la crisi finanziaria, poi economica, poi sociale e dunque, appunto, politica. E’ l’effetto ultimo del mercatismo: una nuova religione che nel suo tabernacolo concentrava il potere del denaro. Come se, nella millenaria lotta tra l’imperatore e Creso, avesse vinto Creso. Un Creso post moderno, clintonizzato”.

Quella espressa da Tremonti oggi a La Verità è una visione da un certo punto di vista coerente però con il ritratto che ne esce dai file di Wikileaks del 2008: “Il ministro Tremonti ha una visione non ortodossa sui benefici della globalizzazione, e chiede nuove regole sulla finanza“. Sicuramente l’attacco frontale ai Clinton e a Zuckerberg però non sarebbe uscito dalle sue labbra quando governava il Paese guidando il ministero più importante di quel momento creato su misura per lui.