Il conflitto russo-ucraino ha estremizzato gli effetti della cancel culture, che in Italia covava già da anni in molti mass media e salotti letterari. Si pensi alla vicenda dell’annullamento del corso su Fëdor Dostoevskij, che lo scrittore Paolo Nori avrebbe dovuto tenere alla Bicocca di Milano, ma che l’Università voleva rimandare sine die sull’onda dell’epurazione promossa dallo stesso sindaco di Milano Beppe Sala, il quale ha praticamente messo alla porta il direttore d’orchestra russo Valery Gergiev del Teatro alla Scala. Per approfondire il tema della russofobia in Italia e in Europa la rivista StrumentiPolitici.it ha intervistato il giornalista, storico e politico ginevrino Guy Mettan, autore di un saggio uscito in Italia nel 2016 e oggi di grande attualità, dal titolo “Russofobia. Mille anni di diffidenza“. Un libro capace di denunciare come l’uso strumentale dell’informazione a senso unico produca diffidenza e odio verso la Russia da anni, anzi da secoli.
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