Legittima difesa, l’Associazione Magistrati conferma i nostri dubbi: nuova legge é un bluff


La posizione espressa oggi dalla Associazione Nazionale Magistrati (Anm) sul provvedimento del Governo che vuole modificare la legittima difesa, non fa che confermare i dubbi che avevo espresso nel mio articolo di fondo “Il bluff della nuova legittima difesa” appena due giorni fa. I magistrati infatti affermano in una nota a firma del presidente Eugenio Albamonte: “Questa iniziativa legislativa nasce da una sfiducia per il modo in cui i giudici applicano le norme esistenti. L’intenzione è quella di ridurre gli spazi di discrezionalità dei giudici, ma invece sono stati introdotti elementi, come quello sul ‘grave turbamento psichico’, che ampliano questo spazio“.

Risultano quindi ampliamente confermati i dubbi che La Svolta aveva sollevato sulla norma affermando che é ancora altissima la discrezione del giudice nell’applicare la scriminante, a confermarlo addirittura l’Associazione Nazionale Magistrati.

Un commento però merita l’ulteriore affermazione espressa da Albamonte circa chi critica il fatto che vi siano stati numerosi casi dove persone che hanno difeso la loro proprietà privata sono finiti ingiustamente sul tavolo degli imputati. Per il magistrato:

“In realtà non è così, i casi più eclatanti si sono conclusi quasi sempre con l’assoluzione”.

A prescindere che sarebbe bene che l’Anm desse i numeri di assoluzioni da legittima difesa, visto che ne é in possesso nei suoi database per provare che é vero che la maggioranza dei casi si risolve con una assoluzione. Il problema più grande però resta il fatto che in questa affermazione vi é la presunzione che essere sottoposti ad un processo ingiusto, (ingiusto in quanto queste persone difendevano una proprietà privata), non comporti danni biologici e materiali. Magari sarà pur vero che questi cittadini alla fine sono stati assolti: ma intanto hanno dovuto farsi carico delle spese processuali, della cagnara prodotta dal circo mediatico, dalle minacce dei parenti dei ladri che si sono introdotti nelle loro case o esercizi commerciali per avere un risarcimento e dello stress conseguente alle lungaggini tipiche della giustizia italiana.

Di questi costi Albamonte non parla, eppure sono questi i macigni che pesano su una applicazione della legittima difesa, figlia spesso di una interpretazione ideologica della norma. Come già scritto nel precedente articolo se non si provvederà a costituzionalizzare il diritto alla proprietà privata elevandolo tra i diritti e principi fondamentali della nostra Carta, non ci sarà mai giustizia per chi difende la propria abitazione o i propri luoghi di lavoro. E’ ahimé ancora una volta si vede una giustizia amministrata non in nome del popolo ma solo in nome di una casta.