Il fallimento della Garanzia Giovani certificato dalla Corte dei Conti UE


La Corte Conti Ue boccia i risultati della Garanzia Giovani, il programma della Ue che si proponeva di offrire un impiego a tutti i ragazzi inattivi entro quattro mesi dalla loro ultima attività.

La Corte ha analizzato e monitorato l’attuazione di questa azione europea mettendo a confronto i risultati ottenuti in sette Paesi, tra cui l’Italia. La conclusione é desolante: nessuno di essi sarebbe riuscito ad assicurare una offerta capace di rispettare i tempi e che aiutasse davvero ad inserire i giovani nel mondo del lavoro.

In Italia, ad esempio, uno dei problemi che ha ostacolato il successo della Garanzia Giovani è stata la decisione di creare un nuovo database, al quale i ragazzi interessati devono registrarsi. Questo ha costituito un filtro che ha allontanato invece di includere. Cosa che ha portato a “basso livello di partecipazione e peso amministrativo non necessario“, spiega il rapporto. Inoltre, così come negli altri Paesi, non è stata fatta una valutazione dei costi necessari a far funzionare l’operazione, che quindi è rimasta sotto-finanziata.

Altra caratteristica italiana, il ritardo nei pagamenti dei tirocini, avvenuti in media 64 giorni dopo. Lo schema ha comunque avuto anche delle conseguenze positive:

“ad esempio ha portato l’Italia a modificare il sistema di classificazione dei giovani inattivi, che ora consente di collegare meglio domanda ed offerta”.

Insomma i 6 miliardi di euro stanziati a supporto di iniziative nazionali volte a favorire l’occupazione dei giovani e dei neet mediante il Fondo sociale europeo é stato un vero fallimento. Resta pressoché inalterato quindi il problema, evidenziato da Eurofond per il quale i giovani che non hanno un lavoro o che non seguono un corso di studi o di formazione verrebbero a costare all’UE 153 miliardi di euro (il 1,21% del Pil) all’anno. I costi è evidente si sostanziano in sovvenzioni, welfare o mancate entrate e imposte.