«Quante cose sono state distrutte! E quanto dev’essere ricostruito! Questo nostro incontro dimostra che il terrorismo e la morte non hanno mai l’ultima parola». E’ passata una settimana da quando papa Francesco pronunciò quelle frasi nella cattedrale di Qaraqosh, città assira nel nord dell’Iraq, guardando con animo triste i segni lasciati dalla violenza e dall’odio distruttivo. Nella chiesa dedicata a Maria Purissima, dove nel 2014 i novelli flagelli di Dio, i miliziani del sedicente Stato islamico, decapitarono statue, bruciarono testi sacri e usarono il coro come poligono di tiro, quelle parole rappresentano un messaggio di speranza, di rinascita e di ricostruzione per un popolo che ha conosciuto le guerre, la tempesta sanguinaria del terrore, la crisi economica, la corruzione e ora pure la pandemia. StrumentiPolitici.it ha intervistato in esclusiva Padre Jens Petzold, responsabile del monastero (Deir) di Maryam al-Adhra a Sulaymaniyah, nel Kurdistan iracheno .
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