Ricorre in questi giorni l’anniversario dell’operazione antiterrorismo che la Russia ha avviato con successo in Siria. Abbiamo chiesto di tracciare un bilancio dal punto di vista italiano a Cristiano Puglisi, giornalista e opinionista per diversi siti tra cui Libero, L’Intellettuale Dissidente, CulturaIdentità ed Eurasia – Rivista di Studi Geopolitici, nonché curatore del blog “Il Ghibellino”.
– Quanto importanti sono state le operazioni effettuate dalla Russia in Siria?
– Dovrebbero entrare nei libri di storia, ma temo non sarà così, almeno in Occidente. Qui, infatti, i mass media e l’industria della cultura sono fermamente controllati da un’élite che insiste a presentarci la Federazione Russa come un nemico, mentre gli Stati Uniti d’America come gli eroi della lotta al terrorismo. Per costoro, le parole del libro “1984” di Orwell non sono una semplice citazione, ma una linea-guida: Chi controlla il passato, controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato. I media italiani hanno dato grande risalto alle operazioni della cosiddetta “coalizione internazionale”, guidata dagli USA, rilanciando semplicemente le agenzie stampa in arrivo da Oltreoceano. Quando nel 2016 ebbi l’occasione di intervistare il deputato siriano Nabil Toumeh, questi mi spiegò chiaramente come gli occidentali avessero approvato l’aiuto logistico, militare e tecnologico ai gruppi jihadisti di “ribelli moderati” o addirittura all’ISIS. Le notizie locali riportano spesso il ritrovamento di armamenti euro-americani nelle località sgomberate dai jihadisti, ma in Italia non lo si legge… Toumeh mi spiegò anche che la coalizione occidentale non ha mai bombardato i rifornimenti verso i terroristi provenienti da Turchia, Giordania, golfo del Libano o Iraq, ma colpiva prevalentemente le strutture governative siriane. Insomma, è stata una farsa! Anzi peggio, perchè si è trattato di vero appoggio logistico, anche se indiretto, alle forze jihadiste.
– Gli ospedali colpiti dai russi, i civili gasati dal loro stesso governo, le foto dei bambini morenti… Quanta propaganda è stata spacciata per informazione?
– Tantissima. Sugli attacchi chimici non c’è nemmeno più bisogno di spiegare che fossero un falso, un po’ come le “prove” sulle di armi di distruzione di massa di Saddam presentate da Colin Powell anni fa. Intanto, però, per colpa di queste falsificazioni abbiamo rischiato un conflitto globale…
La propaganda dell’establishment globalista ormai è sotto gli occhi di tutti, o almeno di quelli che gli occhi li vogliono aprire. Prendiamo il caso Greta: mentre la ragazzina iniziava a girare per il mondo diffondendo teorie catastrofiste, già uscivano i libri su di lei. Chi lavora in campo editoriale capisce benissimo quale mole di impegno e quali tempistiche stiano dietro alla realizzazione di un libro. Ecco, già solo questo dimostra come certe operazioni volte a indirizzare l’opinione pubblica siano sapientemente pianificate. Se ci pensiamo è terrificante, ma è proprio ciò che avviene.
– Nell’opinione comune degli italiani, la guerra in Siria ha rafforzato più l’immagine di Mosca o di Washington?
– Sicuramente di Mosca. Secondo la narrazione occidentalista, Siria e Ucraina dovevano essere le “pietre tombali” sulla credibilità di Putin in Europa: alla fine, invece, lo hanno reso un simbolo positivo del pensiero non-allineato. Questo livello di consapevolezza è stato però raggiunto grazie ai canali alternativi di informazione presenti su Internet e grazie ai giornalisti coraggiosi e onesti che si sono recati sul campo a documentare cosa stava avvenendo. Rispetto ai tempi in cui le uniche fonti di informazione erano i telegiornali e i quotidiani prodotti dall’industria culturale, oggi l’establishment fa più fatica a incanalare l’opinione pubblica verso una sola verità.
– Gli USA continuano ad accusare Assad di aver effettuato attacchi chimici sulla popolazione.Come valutare un’eventuale caduta del presidente siriano, alla luce delle pessime esperienze di Libia e Iraq?
– Assad non cadrà. La Siria resiste da otto anni con il solo appoggio di Russia, Iran e milizie libanesi di Hezbollah, e della Cina sul piano diplomatico. Attorno ad Assad si sono compattati i partiti di maggioranza e opposizione: il Paese è rimasto unito nonostante la pressione di potenze molto superiori e, alla fine, ha pure riconquistato buona parte del suo territorio. In Occidente c’è ancora chi spera di rovesciare Assad perché ciò fa parte del progetto, delineato almeno vent’anni fa e di cui parla compiutamente Thierry Meyssan, mirante a distruggere le strutture statali delle nazioni ancora fuori dall’egemonia occidentale, affinché i nuovi soggetti forti come Russia e Cina non abbiano accesso alle risorse energetiche.
– Allora qual è il vero ruolo dei Paesi occidentali in queste guerre in Medioriente?
– Come dicevo, mi sono convinto ci sia davvero un preciso disegno. Questi conflitti non nascono né per caso né per esportare la democrazia o la libertà… quelle sono falsità buone per i citrulli che credono alle informazioni rese disponibili dal mainstream. L’interesse perseguito in queste guerre è far collassare, non potendo controllarle, le strutture statali di quei Paesi che non si conformano ai desideri dell’élite euro-americana. Per coincidenza, molti di questi Stati si trovano sul percorso della “Nuova via della seta” che Pechino vuole realizzare. E il terrorismo? Tutte le fazioni jihadiste si richiamano a ideologie radicali che sono proprie di alleati dell’Occidente come Arabia Saudita o Qatar, i quali sostengono o hanno sostenuto il rovesciamento di Bashar Al Assad. Non serve uno specialista di intelligence per affermare che esista una tollerante contiguità con il fenomeno jihadista da parte di queste potenze regionali.
– Se l’Italia e gli altri Paesi europei avessero collaborato con la Russia, l’ISIS sarebbe stato sconfitto più velocemente?
– Probabilmente sì. La cosa drammatica e ridicola al tempo stesso è che la coalizione occidentale afferma invece di averlo combattuto. La vera verità non emergerà mai, non alle nostre latitudini.
di Marco Fontana – Pubblicato da Inforos.ru