Dopo il tentativo del Governo Gentiloni di cedere, con il Trattato di Caen, alcuni tratti del mar Ligure e di quello di Sardegna alla Francia, si rischia il bis con la Svizzera. Si cambiano gli addendi ma il risultato non cambia: un pezzo d’Italia che saluta la nostra nazione.A causa dello scioglimento dei ghiacciai infatti si potrebbe spostare il confine italo-svizzero consegnando il rifugio italiano Guide del Cervino, a 3.480 metri sul Plateau Rosà.

La questione è emersa dopo che la società delle guide, proprietaria dell’immobile, ha tentato di avviare l’iter per la ristrutturazione che rischia di essere bloccato, intrappolato nel groviglio delle competenze tra il comune valdostano di Valtournenche e quello svizzero di Zermmatt e le differenti normative nazionali. Il Politecnico di Torino aveva realizzato lo studio di fattibilità dell’intervento che prevede il mantenimento di parte delle strutture preesistenti all’interno di un progetto di ripensamento integrale dell’edificio.
Tutto parte dal ‘confine mobile’ tra Italia e Svizzera previsto da una legge del 2009. Un’invenzione resa necessaria dopo che lo scioglimento dei ghiacciai ha cancellato i riferimenti storici: il confine coincide ora con la linea di cresta che nel frattempo è emersa e che ai piedi del Cervino taglia a metà il rifugio e anche l’adiacente scuola di sci.
“Occorre cercare di risolvere la controversia creatasi con l’introduzione del confine mobile sui ghiacciai”, sollecita il senatore valdostano Albert Lanièce, che ha incontrato il ministro plenipotenziario Vittorio Rocco di Torrepadula.
“Ho ricevuto assicurazioni circa l’impegno dell’alto rappresentante del Ministero degli Affari Esteri – aggiunge – per trovare tutte le strade possibili che portino ad una risoluzione di questa criticità che sta causando notevoli disagi in un importante settore come quello del turismo di montagna”. Ora della questione si occuperà una Commissione paritetica in programma dal 2 al 4 maggio prossimi. C’è da sperare che l’attenzione dell’opinione pubblica resti alta per evitare che il Governo Gentiloni dimostri la stessa inerzia che aveva prodotto lo scippo di tratti del nostro mare in favore dei cugini d’Oltralpe. Una inerzia bloccata solo dalla rivolta social e di alcuni esponenti politici d’opposizione.