Sarebbe stata riprodotta una proteina di 4 miliardi di anni fa che, inserita in una comune cellula batterica, si é dimostrata in grado di difenderla dall’attacco di un virus moderno, tratto in inganno dalla sua struttura molecolare ‘vintage’. L’esperimento, pubblicato su Cell Reports dai ricercatori spagnoli dell’Università di Granada, potrebbe aprire la strada all’utilizzo di antiche proteine nella biologia delle piante per salvare i raccolti dall’attacco dei virus. La prima proteina ‘Lazzaro‘ resuscitata è la forma più primitiva di tioredossina, una molecola antica quanto la vita che oggi si ritrova in quasi tutti gli organismi moderni.
Nelle cellule opera come una lavoratrice versatile e instancabile, che trasferisce continuamente elettroni per far avvenire le reazioni chimiche determinando un effetto antiossidante. La sua molecola è stata ottenuta a partire da antiche sequenze genetiche, ricostruite dai ricercatori confrontando il Dna di diversi organismi. Una volta pronta, la tioredossina vintage è stata inserita nella cellula del batterio Escherichia coli, dimostrandosi capace di difenderla dall’infezione di un virus moderno. Il ricercatore Jose Sanchez-Ruiz spiega:
“E’ una corsa agli armamenti: la tioredossina si è evoluta per evitare di essere hackerata dal virus, mentre il virus si è evoluto per hackerarla. Tornando indietro, siamo riusciti a guastare la strategia del virus. Lo stesso metodo potrebbe essere applicato alle piante, usando delle proteine derivate da antiche versioni dei geni degli stessi vegetali. Si tratterebbe di un’alterazione genetica modesta, ben diversa dal trasferire il gene di una specie in un’altra”, precisa il biologo. Non sarebbe neppure come in Jurassic Park: si tratterebbe soltanto di un piccolo cambiamento in un gene che la pianta aveva già. Resuscitare proteine antiche potrebbe essere utile anche a studiare l’evoluzione dei virus: potremmo farlo adattare alla proteina ancestrale e poi rimetterlo davanti alla proteina moderna, per vedere se ripete la sua evoluzione”.