Il nostro Paese è bandiera nera nella cura dell’Alzheimer e delle altre forme di demenza tra gli Stati più sviluppati del mondo.
I pazienti e i loro famigliari devono fronteggiare insomma non solo la loro grave malattia, ma anche gli eccessivi ritardi del Paese per quanto riguarda l’assistenza loro dedicata.
L’Italia risulta infatti essere all’ultimo posto tra quelli del G7 (Canada, Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia, Usa, Giappone) per la qualità dell’assistenza (non solo medica, ma anche di welfare) ai malati di demenza.
E’ questo l’ennesimo record negativo che emerge da un nuovo indice di valutazione chiamato ”Dementia Innovation Readiness Index“, una scala di misura completa e del tutto inedita del grado di innovazione su trattamento, prevenzione e assistenza della demenza nei Paesi G7, presentata dalla Global Coalition on Aging (GCOA) e Alzheimer’s Disease International (ADI) a Kyoto.
L’indice, che assegna un punteggio da 1 a 10 sulla base di dieci parametri, vede l’Italia ultima con un risultato di 5,54 rispetto a Gran Bretagna (prima con 7,51), e a seguire Canada (7,35), Germania (7,29), Giappone (6,94), Stati Uniti (6,54), Francia (6,5).
I risultati peggiori l’Italia li registra nel contesto normativo (4,17), che consente agli operatori di lavorare e anche di snellire i tempi della ricerca clinica e rendere più fluida e omogenea l’assistenza sul territorio nazionale. Gli standard di cura (4,52), che restano troppo diversi da regione a regione, mancando modelli di cura uniformi.
I centri per l’Alzheimer Salvini Porro, di fatto funzionano solo sul fronte diagnostico e prescrittivo e poco per assistere pazienti e famiglia durante tutto il decorso della malattia, orientandoli passo passo a seconda delle esigenze. Infine, il paese è in ritardo anche sul fronte della capacità di fare diagnosi tempestiva (5,45), essenziale per capire come progredirà la malattia e per arginare il più possibile il suo impatto sulla vita del paziente.
Raggiungiamo la sufficienza solo sul fronte delle strategie e gli impegni presi dalle istituzioni, grazie anche al supporto strategico e operativo delle tante associazioni che gravitano intorno a pazienti e famiglie. Per soddisfare la domanda crescente di popolazioni sempre più anziane a livello globale occorre un’azione immediata e continuativa “se la situazione attuale rimane invariata, la malattia di Alzheimer e altre demenze costituiranno l’incubo finanziario e sanitario della nostra generazione“, rileva all’Ansa Michael Hodin della GCOA.