In Italia il 50 per cento degli edifici scolastici è stato costruito prima del 1971, l’anno in cui entrò in vigore la normativa sul collaudo statico degli edifici.
Gli ultimi dati ufficiali rammentano che il piano di emergenza e il documento di valutazione del rischio sono stati riscontrati con certezza da meno di tre scuole su quattro (rispettivamente 73% e 72%); il certificato di collaudo statico, da una su due (49%); quello di agibilità-abitabilità e di omologazione alla centrale termica, da una su tre (39%); la certificazione della prevenzione incendi in corsi di validità è presente appena in un’istituzione scolastica su cinque (21%); il nulla osta provvisorio, sempre di prevenzioni incendi, in una scuola su sei (16%). Sul certificato di collaudo dell’impianto di spegnimento siamo messi malissimo, perché ne è sfornito ben il 91% degli istituti.
Sicuramente la ‘stretta’ degli ultimi anni sulle misure preventive e il logoramento delle strutture – avvenuta dopo la tragedia avvenuta a Rivoli nel Liceo Darwin dove morì un ragazzo, Vito Scafidi, a causa del crollo di una controsoffittatura – ha prodotto la chiusura o la necessità di adeguare sempre più scuole. Il patrimonio di edifici scolastici oggi di proprietà dello Stato ammonta a 42.292 unità: in 8.450 di questi immobili non si svolgono le lezioni, perché in ristrutturazione, in costruzione o dismessi secondo i dati comunicati quest’oggi da Udir.
Resta però la drammaticità delle scuole che sulla ‘carta sono funzionali’ ma che come detto in precedenza necessiterebbero miglioramenti per ottenere il certificato di collaudo statico, di agibilità, di prevenzione incendi. Insomma viene da domandarsi quanti bambini e adolescenti siano ancora in pericolo quando entrano a scuola. Sicuramente troppi per un Paese che voglia definirsi civile.