Marco Zanni: le nomine UE rappresentano un ostracismo verso le forze scomode


Con appena 383 voti a favore (l’elezione scattava a quota 374), Ursula Von der Leyen è diventata presidente della Commissione Europea. Con soltanto 9 voti di scarto, si comprende come il Parlamento europeo sia profondamento spaccato e incerto sul futuro dell’Unione. Abbiamo sentito il parere del capogruppo di Identità e Democrazia (ID), nonché responsabile Esteri della Lega, Marco Zanni.

La Lega è rimasta esclusa dalle principali nomine UE. Come è possibile che una delle forze politiche più rappresentate nel Parlamento non sia stata presa in considerazione?
– Il gioco di Bruxelles consiste proprio nell’ostracismo delle forze di maggioranza, che puntano a eliminare le presenze potenzialmente scomode alla realizzazione dei loro obiettivi. È un atteggiamento gravissimo, che lede i principi basilari della democrazia e che mette all’ultimo posto la volontà dei cittadini italiani ed europei.

Un vostro giudizio su Ursula Von Der Leyen e su Christine Lagarde?
– La Von der Leyen non rappresenta il cambiamento: ecco perché abbiamo deciso di non darle il nostro appoggio, sia come Lega che come gruppo ID al Parlamento europeo. Non ci hanno convinto né i suoi programmi e né il contenuto delle sue proposte. Pure Christine Lagarde è chiaramente un altro nome che si rimane in continuità con quanto già intrapreso dall’Europa negli anni passati, soprattutto in tema di politica economica e monetaria.

L’eurodeputato della Lega, capogruppo del raggruppamento Identità e Democrazia, Mauro Zanni

Le nomine varate finora rischiano di isolare l’Italia dal resto dell’UE?
– Non parlerei di isolamento. Si tratta piuttosto di un timore diffuso all’interno delle Istituzioni europee, le quali hanno deciso di mettere la maglia dei cattivi addosso alle forze sovraniste che guidano il governo italiano e che hanno ottenuto un risultato eccellente alle elezioni di maggio. È bizzarro come un’Europa che predica la diversità finisca poi per essere vittima dei suoi stessi pregiudizi. Saremo attivi a Bruxelles anche per mettere in risalto queste contraddizioni.

Quale opinione vi siete fatti della nomina di Antonio Tajani a Presidente della commissione degli Affari Costituzionali? Troverete in lui un sostegno per riformare l’UE?
– Se troveremo o meno in Tajani un sostegno, dipenderà dalle decisioni che prenderà il suo partito entro il gruppo dei Popolari e alle priorità che assegnerà al suo mandato di presidente della commissione agli Affari Costituzionali.

Pensate che, dopo il trattamento subito, sia ancora riformabile l’Unione?
– Lavoreremo ogni giorno in Parlamento per fare in modo che le cose cambino. Come Lega abbiamo ricevuto la fiducia di più di 9 milioni di persone, che votando per noi il 26 maggio, hanno fatto una scelta precisa che siamo determinati a perseguire.

Il fatto di tenere fuori la Lega dal giro di nomine non rischia di allontanare ancora di più le Istituzioni europee dai cittadini italiani?
– Certamente questo ostracismo non giova alla reputazione che le Istituzioni hanno da parte degli italiani: Bruxelles è percepita come distante dai cittadini e non certo solo per la questione delle mancate nomine: si pensi alla gestione dei migranti, alle ricadute che i vincoli economici imposti agli italiani hanno sulla vita delle persone, al clima di costante insicurezza in cui i cittadini sono costretti a vivere.

Sulle prossime nomine avete intenzione di cambiare strategia, magari trovando un’alleanza con le forze moderate popolari e liberali?
– Come abbiamo già avuto modo di dire in altre occasioni, noi a differenza di altri non fissiamo il nostro dissenso sui nomi. Non giudichiamo aprioristicamente né sulla base di steccati ideologici, ma valutiamo proposte e programmi. Adotteremo questo metodo anche per le prossime nomine.

– Il muro contro muro sul fronte interno, che va dall’immigrazione alla programmazione economica-finanziaria, quanto influisce nelle ripicche degli altri Paesi verso chi ha vinto le elezioni in Italia?
– Con il voto delle politiche 2018 e delle europee 2019, credo che gli italiani abbiano voluto non soltanto premiare il buon senso e le nostre idee, ma anche dare un segnale forte alla Sinistra, che si è allontanata dalle loro esigenze. Stupisce che oggi i partiti deboli in Italia facciano i duri nel contesto europeo, ma è un’ulteriore testimonianza che qualcuno è interessato solo all’auto-conservazione, non certo al bene del Paese.

– Pensate che la legge elettorale europea andrebbe modificata in modo da assicurare peso maggiore a chi vince le elezioni?
È un tema che andrà sicuramente affrontato. I cittadini meritano che la loro volontà sia pienamente rappresentata. Una legge elettorale che andasse in questa direzione sarebbe un grande traguardo. Noi non abbiamo paura, ma mi rendo conto che per chi è abituato a farsi dettare l’agenda da altre logiche, l’operazione potrebbe non essere così scontata.

di Marco Fontana – Pubblicato da Inforos.ru