Senza la ratifica degli Stati Uniti d’America, il trattato sulla messa al bando degli esperimenti nucleari (CTBT) non può entrare in vigore. Serve anche la ratifica di Israele e della Cina, Paesi che dispongono di armi atomiche, e dell’Egitto e dell’Iran, che invece non le hanno. E servirebbe pure l’assenso di India, Pakistan e Corea del Nord, che il trattato non lo hanno nemmeno firmato.
Ma è evidente come l’assenza che pesa di più sia quella americana, capace di tenere il trattato in stallo e di ostacolare l’opera di convincimento verso i Paesi ancora refrattari. Il problema è naturalmente di carattere politico, dal momento che Washington addirittura conduce esperimenti, ma non viene denunciato e nemmeno redarguito dall’Organizzazione che presiede all’attuazione delle clausole del trattato. Anzi, il presidente di ques’ultima addirittura loda gli USA per la loro trasparenza rispetto a tali esperimenti, che non sono espressamente vietati dal trattato perché aventi carattere “sub-critico”. Tuttavia è chiaro come test di questo genere violino lo spirito del CTBT pur non contraddicendone la lettera.
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