Budapest contro la magiarofobia della sinistra tedesca e le bombe a grappolo


La scorsa settimana il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha ribadito diverse volte la posizione del suo Paese nell’attuale quadro politico e militare europeo. L’Ungheria conferma la sua assolutà contrarietà all’invio di armamenti all’Ucraina: quindi biasima l’iniziativa americana di concedere a Kiev le bombe a grappolo. Per il governo di Budapest l’unica soluzione possibile al conflitto deve passare attraverso il dialogo e le trattative che coinvolgano la Russia e gli Stati Uniti. Anche per sua questa posizione non conforme alla visione guerrafondaia di Washington e Bruxelles, l’Ungheria sta sperimentando la “magiarofobia” di alcune forze politiche continentali.

Ai vertici UE proprio non va giù che Budapest si opponga ai pacchetti da miliardi di euro che si vorrebbero destinare al riarmo ucraino. Szijjarto accusa in particolare la vicepresidente dell’Europarlamento, la tedesca Katarina Barley, di essere una “hater” dell’Ungheria. I suoi inviti a ritirare gli investimenti da Budapest si sono ripetuti e addirittura intensificati. Szijjarto non può accettare questo trattamento, ma spiega che il tentativo della sinistra europea e tedesca di colpire l’economia ungherese è fallimentare. Le aziende tedesche, soprattutto la BMW, continuano infatti a investire e a lavorare con successo in Ungheria.

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