L’ambasciatrice armena in Italia Hambardzumyan: “Turchia fuori dal Gruppo di Minsk e l’Italia resti neutrale”


Rimane incandescente la situazione nel Nagorno-Karabackh (Repubblica dell’Artsakh) secondo la ricostruzione della giornalista di StrumentiPolitici.it Marina Pupella, la regione a maggioranza armena nel Caucaso meridionale che da oltre trent’anni rivendica la sua indipendenza dall’Azerbaijan. Una disputa che nelle ultime settimane ha assunto i connotati di una vera e propria guerra fra Azerbaijan, Artsakh e Armenia, con la Turchia che sin da subito si è schierata a fianco di Baku. Centinaia le vittime mentre sarebbero oltre 70 mila gli sfollati nella piccola Repubblica non ancora riconosciuta dalla comunità internazionale, quasi la metà dell’intera popolazione della regione montuosa che ammonta a circa 141 mila abitanti. Da giorni la diplomazia internazionale tenta la strada della mediazione, mentre il Cremlino nella notte di ieri ha provato una difficile conciliazione a Mosca con i ministri degli Esteri di Armenia e Azerbaijan, raggiungendo una fragile tregua umanitaria. Un cessate il fuoco che ha avuto la stessa durata di un lampo, perché pochi minuti dopo l’accordo, sono ripresi gli scontri e le accuse reciproche. L’8 ottobre scorso, Erevan aveva denunciato il bombardamento della storica cattedrale armena apostolica di Ghazanchetsots, nella città di Shushi. Ma l’Azerbaijan nega, nonostante le immagini mostrino i segni dell’attacco. In tutto questo prima del 27 settembre, quando è stato sferrato il primo attacco, vi erano già stati degli scontri nella regione armena di Tavush, ma erano quasi passati in sordina.  Del complesso puzzle caucasico parliamo con l’ambasciatrice della Repubblica armena in Italia, Tsovinar Hambardzumyan, che in queste ore convulse fra una telefonata e l’altra, accetta garbatamente di “incontrarci” via web.

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