Henry Foy, giornalista dell’autorevole testata britannica Financial Times riconosce che il vaccino russo anti-coronavirus è basato su un farmaco contro l’Ebola approvato a livello internazionale, ma spiega come abbia sollevato critiche in Occidente. Secondo Foy, in tale atteggiamento negativo la geopolitica si mescola con la scienza.
Ha suscitato critiche il vaccino anti-coronavirus basato sul farmaco contro l’Ebola internazionalmente riconosciuto. Nel 1768, l’imperatrice russa Caterina la Grande si offrì come cavia per il vaccino contro il vaiolo, con l’intenzione di dimostrare ai propri sudditi che la nuova tecnica medica era sicura. Con il medesimo obiettivo, il presidente Vladimir Putin ha comunicato martedì scorso che la sua figlia ha preso parte alla sperimentazione umana del vaccino russo, a cui stato dato il nome di “Sputnik V”.
Questa circostanza è stata rivelata nel momento in cui Putin ha dichiarato che il vaccino contro il coronavirus era stato registrato in Russia e ammesso all’utilizzo su larga scala. La Russia ha in questo modo superato di gran lunga gli altri. Resta però un problema: questo farmaco è tuttora in fase di test. Tra alcune settimane verrà fatta a migliaia di russi un’iniezione che rappresenta, in sostanza, ancora un passaggio della sperimentazione.
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