Resta il nodo dell’Euroclear, che il giornale francese Le Monde descrive come “un soggetto poco conosciuto, ma centrale per il sistema finanziario europeo”. Il suo direttore generale Valérie Urbain non è affatto felice della prospettiva di confiscare i beni russi, un atto illegale dal punto di vista del diritto internazionale. Lei stessa era stata fino all’ultimo tenuta all’oscuro dei progetti della UE. Il 25 settembre ha letto sul Financial Times la proposta del cancelliere Merz di appropriarsi di 140 miliardi congelati nelle casse dell’istituto. Quando si dice fare i conti senza l’oste: ora Urbain dichiara di “non escludere” di portare la UE in tribunale se oseranno toccare quei fondi. Asserisce infatti che la cosa più importante per Euroclear è la sua credibilità e la fiducia. Siamo un collegamento cruciale che deve restare irremovibile per la stabilità dei mercati finanziari.
Per l’Unione Europea sarebbe un bello smacco farsi bloccare proprio dal governo di Bruxelles. Perciò la Commissione sta cercando di rassicurare il Belgio sul fatto che non verrà lasciato da solo ad affrontare l’eventuale rappresaglia di Mosca. Al premier belga Bart De Wever la von der Leyen ha detto che i Paesi membri sono pronti ad accollarsi quei costi e ad addossarsi la loro quota di rischi. Sarà vero? Oppure la presidente della Commissione sta promettendo ciò che non è sicura di mantenere? Di marce indietro ne ha già fatte, non sarebbe la prima volta. Ciò che è vero che tra Belgio e Russia è in vigore un trattato bilaterale sugli investimenti siglato nel 1989, che De Wever preferirebbe non violare.
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