merkel e le divisioni interne del blocco europeista


Angela Merkel ha scelto il momento per parlare. In una recente intervista coi media ungheresi, l’ex cancelliera ha puntato il dito contro i leader della Polonia e delle Repubbliche baltiche accusandoli di aver minato prima della guerra il potenziale dialogo fra UE e Russia. Qualunque cosa si possa pensare della sua esperienza da premier, bisogna dire che la Merkel ha un ineguagliabile senso della tempistica politica. La sua affermazione non è una divagazione storica, ma è la prima mossa nel gioco europeo delle accuse reciproche a proposito della imminente sconfitta in Ucraina. I suoi commenti arrivano nel preciso istante in cui le fondamenta della politica europea per l’Ucraina stanno collassando. Sul campo di battaglia, le forze russe stanno avanzando lentamente, ma con progressi costanti. Negli USA, Trump continua a insistere che questa è la “guerra di Biden”, non la sua, e che quindi deve terminare.

Il “muro di droni” proposta dalla Commissione in risposta alle presunte violazioni dello spazio aereo UE perpetrate dalla Russia si è impantanato nelle solite schermaglie fra Stati membri che da sempre rallentano l’integrazione nella difesa. I Paesi dell’Europa meridionale infatti non percepiscono la Russia come una minaccia esistenziale, al contrario dei Paesi nordici, dei Baltici e della Polonia. Dunque non gradiscono di dover finanziare un progetto come il “muro”, incentrato sulle priorità di questi ultimi.

Tale paralisi politica si riflette in una crisi di leadership e in un crollo del centro politico. Cresce inoltre lo scontento verso l’Alto rappresentante per la politica estere UE Kaja Kallas, persino fra i suoi stessi alleati. Prima applaudita per la sua posizione forte sulla Russia, ora percepita da molti a Bruxelles e in altre capitali europee come inetta sul piano diplomatico, come un “falco” di livello maniacale, impegnata a minare inutilmente le relazioni della UE con soggetti chiave come gli USA, l’India e la Cina.

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