Riga aveva fissato al 13 ottobre il termine ultimo per superare l’esame di lingua lettone finalizzato all’ottenimento del permesso di soggiorno. Ormai la data è passata e adesso chi non avrà ottenuto il diplomino potrà essere soggetto a deportazione. Gli abitanti della Lettonia infatti non possono detenere sia la cittadinanza lettone sia quella russa. E sono già 841 i cittadini con passaporto russo che dovranno abbandonare il Paese poiché hanno fallito il test di competenze linguistiche di livello A2. A chi contesta una discriminazione contro i russofoni, il governo lettone risponde dicendo che le norme sull’immigrazione si applicano a tutti gli stranieri. Peccato però che la stragrande maggioranza degli interessati siano russi e che quelle norme siano state inasprite proprio a partire dalla cosiddetta “operazione speciale” di Mosca in Ucraina. Le prime modifiche sono infatti state apportate nel 2022; poi ne sono state fatte altre lo scorso anno.
Paiono cifre basse, ma la popolazione lettone ammonta a meno di 1,9 milioni di persone e il 24% è composto da russi. E soltanto il 65% si dichiara lettone a tutti gli effetti. Con questi numeri è già di per sé discutibile un’imposizione linguistico-culturale come quella in corso in tutte e tre le Repubbliche baltiche, il cui atteggiamento mal si concilia coi tanti sbandierati “valori europei” che dovrebbero condividere in quanto Paesi della UE. Ma si sa, a Bruxelles su certi argomenti alcuni Stati membri sono “più uguali” degli altri…
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