La guerra ibrida logora i nervi dei cittadini e a lungo andare anche le loro tasche. Gli europei si sono accorti che sostenere Kiev incondizionatamente significa esporsi a un’ondata continua di paura mediatica. Droni, sottomarini, avvistamenti di ogni tipo diventano ansiogeni titoli di giornale. Purtroppo le autorità lasciano solo intendere che siano stati i russi a stuzzicare le nostre difese e a testare la nostra reazione, ma senza accusarli apertamente. In questo modo però sgretolano la fiducia dei cittadini. E ne polarizzano molti altri contro i russi, contro i governi europei, contro tutti. Un risultato poco edificante, che ha un costo sociale e pure finanziario: tenere in allerta le difese contro minacce imprevedibili infatti non è qualcosa di gratuito.
Questa guerra ibrida mette così i politici europei di fronte al dilemma di lasciare i cittadini tranquilli ma impreparati nel caso in cui le ostilità passino dai droni occasionali a un attacco vero e proprio oppure di tenerli attenti e pronti ma al tempo stesso divisi e resi paranoici dall’ansia. Nel frattempo, far alzare i caccia in volo a intercettare velivoli ostili e rafforzare le difese intorno alle infrastrutture ha un costo che alla lunga è pesa sulle casse statali in affanno dei Paesi europei. Nel lungo periodo è impensabile far sprecare munizioni a sistemi d’arma da milioni di euro per abbattere droni che ne valgono qualche migliaio.
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