Delle elezioni in Moldavia del 28 settembre il mainstream parla soprattutto come di una storica scelta fra la libertà e la prosperità della UE e il giogo russo. D’altronde è questa la narrativa suggerita dai vertici di Bruxelles, impegnati ad allargare l’Unione il più possibile ad est. E la Moldavia è un Paese-candidato, spinto dalla Commissione von der Leyen su un percorso accelerato verso l’ingresso. Eppure Chișinău ha ancora dei problemi interni da risolvere, come il suo reale rapporto con le pratiche democratiche. Lo abbiamo chiesto a Dimos Thanasoulas, portavoce del partito NIKI, che conta 10 seggi al Parlamento greco e 1 all’Europarlamento. Originario di Atene, giurista di alto livello, lo scorso luglio Thanasoulas voleva partecipare alla conferenza internazionale “Make Europe Great Again” (MEGA) a Chișinău. A causa delle sue opinioni politiche sgradite al governo di Maia Sandu, le autorità moldave lo hanno espulso dal Paese, insieme all’eurodeputato ceco Ondřej Dostál e all’attivista americano Brian Brown.
A proposito della diaspora moldava, devo evidenziare come la risposta alla domanda se la UE stia influenzando il voto costituisca una questione complessa. Non ho una visione precisa su tale istanza. Comunque la gente moldava e tutta quella europea in generale deve capire che il nostro futuro risiede nella nostra volontà politica. È giunto il momento in cui ognuno di noi deve compiere un atto molto coraggioso, doloroso e faticoso, che è restare qualche minuto da solo, in silenzio e chiedersi: quale futuro vogliamo per i nostri figli? qual è la risposta che vogliamo veramente dare a loro se ce la chiederanno, e cioè cosa abbiamo fatto quando avevamo il potere di scegliere ciò che è più importante? Nessuna interferenza della UE potrà mai cambiare la risposta che i nostri cuori desiderano davvero…
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