Terminato l’ultimo summit della Coalizione la settimana scorsa, Zelensky ha descritto le garanzie di sicurezza da essi concordate come “teoriche”. Teoriche, peraltro, come lo è il cessate-il-fuoco che costituisce la base dell’intero discorso. Nel Donbass infatti i russi avanzano: lentamente, ma inesorabilmente. Il vertice dei 26 Stati pieni di buone intenzioni è stato quindi l’ennesimo “show della solidarietà” fatto di annunci, sorrisi e pacche sulle spalle, a beneficio della stampa e della propaganda interna del presidente ucraino, la cui posizione in patria sta scricchiolando in modo pauroso.
La trasformazione da “volenterosi” a “riluttanti” è in via di compimento. Il Financial Times spiega come molti dei Paesi dichiaratisi volenterosi non abbiano alcuna voglia di mandare i propri uomini in Ucraina. A sua volta, l’edizione australiana dello Spectator titola: La Coalizione dei Volenterosi non ha voglia di difendere l’Ucraina. Non sono ipotesi giornalistiche, ma fatti. Il Ministro della Difesa croato ha dichiarato che Zagabria continuerà a supportare Kiev con armi e assistenza finanziaria, ma non ha alcuna intenzione di inviare truppe. Allo stesso modo Slovacchia e Polonia sono disponibili a fornire aiuto materiale e logistico, ma di soldati non se ne parla. La Bulgaria non esclude in linea di principio la partecipazione a una missione di peackeeping, ma per ora anche il Ministero della Difesa di Sofia propone aiuto logistico, non soldati.
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