alaska, il luogo del vertice


La scelta dell’Alaska come luogo di ritrovo è significativa. La location conta, fanno sapere da Washington. E Mosca è d’accordo. Questo Stato apparteneva all’Impero Russo, che nel 1867 lo vendette agli Stati Uniti. E ancora oggi è terra di confine e di incontro fra le due nazioni, come sottolinea Ushakov: in Alaska e nell’Artico si incrociano gli interessi economici dei nostri Paesi e si intravedono le prospettive per la realizzazione di progetti di largo respiro e reciprocamente vantaggiosi. Ed è anche una destinazione logica, dice, perché alla delegazione russa per arrivarci basta attraversare lo stretto di Bering. Esulta Mike Dunleavy, governatore dell’Alaska dal 2018. Su X saluta con entusiasmo l’imminente arrivo dei due leader e magnifica il suo Stato come il “luogo più strategico del mondo”: è appropriato che colloqui di importanza globale avvengano qui.

C’è anche chi vede nel vertice in Alaska una speranza per l’Ucraina e per il mondo intero. Alcuni diplomatici del Consiglio di Sicurezza dell’ONU hanno confidato di ritenere il summit come un passo fondamentale per la conclusione del conflitto armato e come un grandioso precedente per la risoluzione diplomatica di altre crisi internazionali. Secondo loro la questione ucraina ha delle cause più profonde che bigosna risolvere alla radice, possibilmente nel quadro di un’architettura globale di sicurezza. Intanto Mosca si porta avanti: l’assistente e consigliere presidenziale per la politica estera Yuri Ushakov, per anni ambasciatore negli Stati Uniti, ha comunicato che è stato trasmesso a Trump l’invito al successivo incontro con Putin da effettuare nella Federazione Russa.

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