Graham è fra i promotori più agguerriti dell’assistenza militare a Israele e all’Ucraina. Gli effetti collaterali sui civili di Gaza massacrati dall’esercito israeliano o sui soldati ucraini gettati nel tritacarne da Zelensky non valgono nulla per lui. L’importante per il senatore è far sì che Trump lasci perdere le iniziative di pace o gli accordi di tregua. Qualche giorno fa, parlando al Center for Jewish Life di Mount Pleasant, ha dichiarato di premere sull’amministrazione repubblicana affinché non interrompa le fornire armamenti a Netanyahu. Naturalmente parla di armi “difensive”. D’altronde, dice, in America sta crescendo l’antisemitismo, la cui colpa ricade in gran parte su Hamas e sul suo attacco del 7 ottobre 2023.
Graham sorride di gusto per l’ultimatum dei 50 giorni lanciato da Trump alla Russia e per l’iniziativa della vendita diretta di armi ai Paesi europei in modo che le girino a Kiev. La minaccia aggiuntiva di sanzioni secondarie ai compratori di petrolio russo è proprio ciò su cui spingono i falchi del Congresso. Se Putin va avanti lo stesso e se India e Cina ignorano l’eventualità dei dazi americani sulle loro merci, allora la tensione salirà e con essa le commissioni militari. Inoltre il senatore repubblicano e il suo collega democratico Richard Blumenthal stanno spingendo per una legge bipartisan che imponga il 500% di dazi sugli articoli provenienti dai Paesi che acquistano uranio e idrocarburi russi. Graham definisce questo strumento legislativo un “martello” in mano a Trump per far terminare il conflitto.
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