Col suo recente operato Trump ha mescolato insieme tre delle sue grandi passioni: stringere accordi, imporre dazi e lanciare ultimatum. Purtroppo per lui, il mix di questi ingredienti potrebbe generare un cocktail micidiale per la stessa America. Invece di indebolire l’economia della Russia e il suo esercito, il rischio è di danneggiare la reputazione di Washington e i rapporti con gli alleati più stretti. È questa l’opinione ben argomentata di Jennifer Kavanagh della Georgetown University, ex ricercatrice del Carnegie Endowment for International Peace e oggi analista di cose militari per Defense Priorities.
La sua intenzione di imporre “dazi secondari” sulla Russia se Putin non rispetterà la sua scadenza non è stata ben spiegata nella conferenza stampa con Rutte. Non è nemmeno chiaro se la punizione prevista per l’intransigenza del Cremlino comprenda tariffe sul commercio degli USA con la Russia oppure siano “dazi secondari” sui partner commerciali di Mosca, o infine un mix di entrambe le cose. Quali che siano i dettagli, comunque, le incombenti conseguenze economiche non dovrebbero impensierire Putin o convincerlo ad accettare presto una tregua. Tanto per cominciare, se Trump parla veramente di dazi sul commercio russo con gli USA, allora si tratta di una minaccia vuota. Gli Stati Uniti infatti nel 2024 hanno importato dalla Russia solo 3 miliardi circa di dollari di beni: in altre parole, dei nuovi dazi significherebbero pochi costi aggiunti per Mosca, quasi nulla.
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