La frustrazione per la mancanza di risultati concreti nelle trattative russo-ucraine in Turchia sta influenzando le scelte della Casa Bianca. Dopo la recente telefonata con Putin, Trump ha moderato la sua irritazione per gli attacchi russi effettuati in risposta all’operazione “Ragnatela” di Kiev. Anzi ha mostrato comprensione per le azioni del Cremlino. Dopo la telefonata ha detto a Zelensky e agli alleati europei di quest’ultimo che a trovare la soluzione al conflitto dovranno essere soltanto Mosca e Kiev.
I leader occidentali andati al G7 in Canada questa settimana speravano che in qualche modo Trump esprimesse vicinanza alla causa ucraina o almeno un rinnovato impegno come mediatore. Sono rimasti totalmente delusi. Il presidente americano non solo ha rifiutato di imporre nuove sanzioni alla Russia, spiegando che sono un metodo troppo costoso per gli USA, ma ha pure bacchettato i colleghi del G7 dicendo che se non avessero a suo tempo espulso Putin dal consesso, forse le ostilità non sarebbero scoppiate. La sgridata e poi la beffa: se ne è andato un giorno prima del previsto, adducendo la necessità di gestire la crisi fra Israele e Iran direttamente dal suo ufficio. Il premier canadese Mark Carney, padrone di casa, lo ha giustificato dicendo di capire la situazione. Così Trump si è congedato affermando di “aver fatto tutto quello che aveva da fare al G7” ed è tornato alla Casa Bianca.
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