Il Consiglio dell’Unione Europea ha dato l’approvazione al SAFE (Security Action for Europe), strumento finanziario il suo scopo finale, come dichiarato dal Consiglio stesso, è rafforzare la “prontezza complessiva alla difesa dell’UE”. Consiste in una sorta di linea di credito da 150 miliardi di euro, tutti provenienti dal bilancio europeo. Grazie ai suoi tassi convenienti gli Stati membri della UE (e non solo) potranno aumentare l’impegno nell’industria della difesa in maniera più ampia, rapida ed efficace rispetto ad oggi. Servirà infatti ad aiutare gli investimenti urgenti e su vasta scala nella base industriale e tecnologica di difesa europea (EDTIB). Non solo mettendo banalmente a disposizione i fondi, ma garantendo che i materiali di difesa siano disponibili quando necessario e in questo modo affrontare le carenze esistenti in termini di capacità.
Nelle conclusioni esposte a marzo, il Consiglio aveva puntualizzato come l’Europa debba diventare più sovrana, maggiormente responsabile della propria difesa e meglio attrezzata per agire e affrontare autonomamente le sfide e le minacce immediate e future. Dunque non si parla di acquisti di armi americane col SAFE. Visto che Washington e Bruxelles sembrano allontanarsi sempre di più, fino a un ipotetico distacco finale, si potrebbe pensare che si tratti di uno strumento “antiamericano”. In realtà non è così, perché il SAFE agevola il raggiungimento dello standard di quota di PIL di spesa militare che gli USA vorrebbero per ogni Paese NATO. E proprio Estonia, Lettonia e Lituania sono fra i Paesi che si stanno impegnando di più per centrare tale obiettivo, facendo contenta la Casa Bianca. Infatti stanno già arrivando al 5% di PIL per le spese della difesa, dunque ben oltre il livello ufficialmente richiesto ai membri dell’Alleanza Atlantica.
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