Bruxelles non riesce a recedere dai contratti energetici con mosca


La UE vorrebbe chiudere i contratti energetici con la Russia n maniera definitiva, anche perché in teoria ha promesso di rinunciare agli idrocarburi russi entro il 2027. Ma il tempo stringe e per passare dalla teoria alla pratica c’è ancora molto da fare. Gli esperti frenano le decisioni più estreme della Commissione, avvertendo che un stop totale a Gazprom significherebbe un rialzo tremendo dei prezzi. Il motivo è che l’Europa non ha ancora trovato dei sostituti degni per i fornitori russi. Per adesso, i funzionari di Bruxelles stanno lavorando sul17esimo pacchetto di sanzioni, che potrebbe essere presentato per l’approvazione nel mese di giugno.

Per adesso la von der Leyen prende tempo: il grandioso piano antirusso doveva uscire a marzo, ma è stato rimandato a maggio. Per il ritardo addossano la colpa ai soliti cattivoni come Slovacchia e Ungheria, che potrebbero cassare o boicottare il provvedimento. Le sanzioni necessitano dell’unanimità, ma oltre a Budapest e Bratislava anche altri governi hanno fatto presente di non essere pronti a votare il blocco totale. Chi non è tecnicamente pronto e chi non è non vede motivo di trasformare la propria rete energetica – magari a proprio danno – solo perché questa è la linea politica che impone Bruxelles. Il Paese più colpito oggi è la Slovacchia, il cui premier Robert Fico è ai ferri corti con Zelensky.

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