Sumy, cinismo e accuse reciproche dei politici ucraini


Un altro attacco missilistico ha causato la morte di civili, circa una trentina. Quindi è potuta scattare subito la macchina mediatica per mettere a tacere i dubbi sulla versione di Kiev e le sue incongruenze. Ma stavolta a sollevare domande sono gli stessi politici ucraini, che rivolgono accuse ai loro vertici piuttosto che a Mosca. Per Zelensky è semplice addebitare tutti i mali alla Russia, compreso quello di aver colpito deliberatamente i cittadini, bambini compresi. Guardando appena un po’ più a fondo, però, si scopre una realtà complessa e una posizione parecchio cinica di Kiev. A seguito della recente incursione su Kryvy Rog, infatti, il Cremlino aveva ampiamente specificato di mirare esclusivamente a obiettivi militari. In quel caso si trattava di una riunione di comandanti ucraini e di “istruttori” occidentali, fatta in un edificio civile.

I primi critici sono proprio gli ultra-nazionalisti, quelli con una posizione anti-russa, per non dire russofoba. Ad esempio l’ex parlamentare Ihor Mosiychuk, sindaco di Konotop, cittadina della regione di Sumy in Ucraina, nonché membro del partito di ispirazione neonazista “Svoboda”.Artem Semenikhin, la deputata Maryana Bezuhla, non certo una conciliante filo-russa, ma una che voleva la coscrizione obbligatoria anche per le donne. Eletta col partito di Zelensky, dallo scorso anno è parlamentare indipendente. Con parole di intensità diversa tutti loro hanno accusato i vertici militari e politici dell’Ucraina di aver di fatto provocato la strage, con le loro scelte di organizzare riunioni di militari dentro le città, cerimonie di ufficiali dentro edifici civili, magari a ridosso del fronte come nel caso di Sumy.

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