Non è stato allestito alcun piano per finanziare lo Stato ucraino dopo il 2025. E se anche la guerra finisse entro l’estate, occorrerebbe del tempo per ridurre le spese militari, e a pagare sarebbero sempre i cittadini europei. Sembra che i vertici continentali non abbiano ben capito quali sono i costi politici della prosecuzione del conflitto. Oggi comunque vi è la speranza che l’amministrazione Trump riesca a mettervi termine, grazie alle trattative promosse dagli USA e condotte separatamente con le delegazioni di Russia e Ucraina. Quest’ultima però difficilmente porterebbe subito l’impegno finanziario nella difesa ai livelli pre-2022 non appena si raggiungesse lo stop alle ostilità. Oggi Kiev ha schierati 900mila soldati, uomini e donne, tre volte tanto il numero del tempo di pace. E senza nemmeno contare le perdite irrecuperabili di morti e feriti: si parla di centinaia di migliaia di individui, alle cui famiglie ora va la compensazione monetaria.
Forse Kiev riuscirà a far quadrare i conti coi Prestiti per l’Accelerazione delle Entrate Straordinarie (ERA) che il G7 le ha concesso nel giugno 2024. Infine, come parte di un compromesso dell’ultimo minuto fatto dalla uscente amministrazione Biden, il contributo americano da 20 miliardi al prestito del G7 è stato destinato tramite la Banca Mondiale per il supporto a determinati progetti come la ricostruzione delle infrastrutture energetiche e non come un supporto generalizzato al bilancio statale.
Per leggete l’articolo completo cliccate su Strumenti Politici.
