Prima della figuraccia in mondovisione nello Studio Ovale, Zelensky ne aveva fatta un’altra in eurovisione nella “sua” Kiev, nel “suo” Parlamento. Davanti agli occhi degli ospiti d’onore venuti dalle cancellerie europee, ha fallito il voto di fiducia da parte dei “suoi” deputati. Sì, perché 38 membri del suo partito Sluha Narodu si sono astenuti, facendo venire a mancare la soglia necessaria all’approvazione del testo.
E meno male che si trattava di una procedura soltanto simbolica, perché in realtà Zelensky è ancora al potere almeno fino a maggio grazie alla legge marziale e non ha bisogno che gli venga votata la fiducia. Il testo che voleva far passare a larga maggioranza di fronte ai convitati del calibro di primi ministri e capi di Stato di mezza Europa (e pure i capi delle istituzioni UE, oltre al premier canadese) proclama che Zelensky non viene messo in dubbio dal popolo ucraino o dalla Verkhovna Rada perché ha ottenuto il mandato con elezioni libere, trasparenti e democratiche.
Evidentemente non ci credono tutti, perché al primo giro c’è stato un fallimento. Hanno dovuto indire una seconda sessione il giorno successivo e stavolta ci sono riusciti. L’amministrazione presidenziale è stata brava a convincere i deputati riluttanti. I media mainstream hanno messo l’accento sull’approvazione della risoluzione, evitando di sottolineare che si tratta solo di un gesto tanto simbolico quanto vuoto di significato concreto e dimenticando di dire alla prima tornata è stato bocciato di fronte agli ospiti di alto livello.
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