Scontro verbale Washington e Kiev sulla democrazia e i minerali


L’intesa sulle terre rare e sulle risorse naturali dell’Ucraina pareva sul punto di essere firmata. E invece dai dubbi e dalla titubanza gli ucraini sono passati allo scetticismo e poi all’ostilità verbale. Primo fra tutti ovviamente è Zelensky, che con Trump l’ha messa sul personale. D’altro canto il presidente americano è noto per punzecchiare amici e nemici in modo velenoso e cinico, ma Zelensky è caduto nel suo gioco rispondendo a tono.

I battibecchi a beneficio dei sondaggi però contano fino a un certo punto, perché a comandare sono le effettive esigenze materiali del Paese che riceve gli aiuti, in questo caso l’Ucraina. E purtroppo per loro, gli ucraini hanno un margine di trattative molto risicato nei confronti degli americani, i quali però vogliono fare la parte del leone prendendosi una fetta esageratamente grossa della torta mineraria.

Si parla addirittura del 50%, che farebbe molto di più che coprire le spese sostenute finora da Washington, ossia soddisferebbe il fabbisogno americano di determinati minerali affrancando gli USA dagli acquisti di materie prime russe e cinesi. E invece per adesso al posto di discutere di punti concreti, Zelensky si sente chiamare da Trump “dittatore senza elezioni” e si sente dire di non avere alcuna carta da giocare in questa trattativa e pure nelle altre.

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