Tutti contro tutti: i Paesi UE si accusano a vicenda sul gas russo


Accuse reciproche e scaramucce politiche fra i Paesi della UE a proposito del gas russo. Il consenso complessivo sull’ennesimo pacchetto sanzionatorio è stato faticosamente raggiunto pure stavolta, ma ciò che gli Stati fanno nella pratica è un’altra cosa. Si veda la vicenda della Germania, certamente in prima linea quando si tratta di promuovere le sanzioni (grazie anche alla sua ex ministro della Difesa Ursula von der Leyen).

Peccato che poi i tedeschi acquistino volumi record di gas di origine siberiana. Il sistema è semplice, basta riuscire a mischiare il combustibile con altri, facendolo passare ad esempio da gasdotti turchi. Oppure etichettarlo come provenienza del porto in cui è stato fatto arrivare. In questo caso, la Germania dice di comprare gas belga… peccato che il Belgio non produca gas!

Ci è andato giù pesante il presidente polacco Duda, che ha auspicato il totale smantellamento del gasdotto Nord Stream, quello costruito congiuntamente dalla Russia e dalla Germania per far arrivare direttamente a quest’ultima il gas, aggirando Ucraina e Paesi Baltici. Le sue condutture sono state danneggiate da un sabotaggio su cui gli inquirenti tedeschi stanno cercando di fare luce e che sembra coinvolgere americani, ucraini e pure i polacchi. Oggi Duda dice che il Nord Stream rimane una tentazione per Berlino di ricominciare a pompare gas russo per ridare slancio alla propria economia.

Poi c’è il premier ungherese Orbán, contestato dagli euroburocrati perché intenzionato a continuare finché possibile la cooperazione energetica con Mosca. A sua volta Budapest se la prende con Kiev per la decisione di chiudere i gasdotti che passano sotto il territorio ucraino. Per leggere l’articolo completo cliccate su Strumenti Politici.