Berlino, ancora screzi e dissidi nel governo poco prima delle elezioni


A Berlino pare che i dispetti continueranno fino all’ultimo, cioè fino alle imminenti elezioni di febbraio. Si tratta peraltro di elezioni anticipate, volute appunto per l’impossibilità di proseguire l’esperienza della cosiddetta “coalizione semaforo”. Stavolta si tratta dell’assistenza militare all’Ucraina. Due ministri di rilievo come quello della Difesa e quello degli Esteri volevano mettere rapidamente assieme un pacchetto da 3 miliardi di euro da far approvare al Bundestag prima dello scioglimento e da mandare subito a Kiev.

Ma il cancelliere Scholz ha detto “nein!”. Le considerazioni elettorali hanno prevalso sulle buone intenzioni espresse appena qualche giorno fa nel suo videomessaggio di capodanno, quando rassicurava Zelensky del suo appoggio incrollabile alla causa ucraina. I tedeschi infatti sono in gran parte stufi di subire gli effetti collaterali della guerra, i quali consistono nelle politiche masochiste di Bruxelles e in questo caso di Berlino con cui dicono di combattere Putin, ma con cui in realtà distruggono il tenore di vita degli europei. Dunque gli elettori non avrebbero preso bene questa ennesima iniziativa di assistenza, mentre le aziende chiudono e il gas costa sempre di più.

Però il ministro Pistorius è riuscito lo stesso a fare contenti i filo-ucraini e i falchi euroatlantici, promettendo 50 missili IRIS-T da mandare in via prioritaria all’esercito di Kiev. Erano stati messi in produzione per rifornire gli arsenali tedeschi, ma al recente vertice di Ramstein il Ministro della Difesa ha deciso che devono essere dati prima agli ucraini. Per leggere l’articolo completo cliccate su Strumenti Politici.