La tenaglia russa si sta chiudendo verso le ultime città di peso strategico della regione di Donetsk. Mosca sembra dunque non lontano dall’obiettivo primario della sua “operazione speciale”, cioè la presa e la messa in sicurezza dell’intero Donbass. Per l’Ucraina ciò non significa solamente perdere del tutto un territorio che era conteso e in parte già andato dal 2014, ma anche restare priva di risorse economiche fondamentale. E gli effetti si sentiranno certamente pure in Europa. Tutti chi ricordiamo con dolore e fastidio dei rincari su qualunque genere di articolo da supermercato, giustificati con l’onnipresente “è colpa della guerra in Ucraina”. Ora, se i russi toglieranno (e sembra avverrà presto) a Kiev il controllo dell’ultima miniera di carbone da coke del Paese, che si trova nei pressi della città di Pokrovsk, è chiaro che agli ucraini sarà come se taglieranno un braccio. Infatti con genere di carbone è indispensabile alle acciaierie e quindi alla produzione di armi, oltre che all’edilizia. Agricoltura e siderurgica sono due pilastri della già disastrata economia ucraina: come faranno senza uno di essi. Come combatteranno se la produzione interna di armi diminuisce e se Trump taglierà loro l’assistenza militare? E quali altri rincari attendono i cittadini europei senza le materie prime dell’Ucraina? La prospettiva oggi è pessima e non pare proprio che possa migliorare. Ma Bruxelles insiste nel voler prendersi carico del destino del Paese più povero d’Europa, mentre pretende dagli Stati membri il rispetto di stringenti regole finanziarie e fiscali. Come sempre, a pagare sarà la nostra classe media.
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