Una delegazione di otto deputati di altrettanti Parlamenti europei ha effettuato una “visita di cortesia” in Georgia, in occasione delle proteste post-elettorali. Si sono presentati anche a nome dell’Europa, portando il loro messaggio di libertà e democrazia.
Lo hanno fatto, da buoni europeisti, perché il candidato filo-UE ha perso. Dunque non possono essere state elezioni regolari, giusto? Se i buoni hanno perso, vuol dire che c’è lo zampino dei cattivi… e indovinate un po’ chi sono? Le accuse da parte di Bruxelles, di Washington e pure della stessa presidente georgiana Salome Zurabishvili si sprecano. Ma proprio quest’ultima ammette candidamente di non avere prove: evidentemente bisogna crederle sulla parola.
A Tbilisi si sono uniti alla piazza dei manifestanti esponenti di Francia, Polonia, Svezia, Estonia, Lettonia, Lituania, Finlandia e Germania. Molto attivi soprattutto il lituano Žygimantas Pavilionis e il tedesco Michael Roth. Quest’ultimo ha precisato: Non siamo qui come nemici. Non siamo qui per promuovere un cambio di regime. Certo che no…
Ma no, suvvia, altrimenti non si spiega come mai Roth si sia rivolto alla piazza e abbia dichiarato: Se voi vincete, noi vinciamo, se voi sopravviverete, noi nella UE sopravviveremo. La solidarietà deve unirci. Nessuna interferenza, nessuna richiesta di cambio di regime nemmeno da parte del lituano Pavilionis che arringa letteralmente la folla: Non smettete! Combattete per la vostra libertà, combattete per la democrazia, combattete per il vostro Paese, per l’adesione alla UE e alla NATO!
E per così poco certi malpensanti parlano di “interferenza indebita negli affari interni di un Paese terzo”. Che ingenui.
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