La linea autonoma che Bratislava e Budapest perseguono sui principali temi economici è altamente sgradita a Washington e Bruxelles. E queste ultime non si fanno il benché minimo scrupolo a imporre i propri diktat sui due Paesi sovrani. L’Unione Europea non è una federazione o uno Stato unitario, dunque non si vede il perché i suoi membri dovrebbero eseguire alla lettera quanto “raccomandato” dai vertici delle istituzioni continentali. Se un Paese sovrano non può più effettuare riforme interne o ricercare il benessere e la sicurezza dei propri cittadini, che lo si dica e si smettano di fare le elezioni.
Dunque, oggi alla banca ungherese OTP viene caldamente suggerito di smettere di fare operazioni e transazioni da parte delle sue filiali in Russia. L’ironia dei termini è voluta, in particolare dopo che la BCE è appena riuscita nell’intento di soffocare gli affari russi dell’austriaca Raiffeisenbank. E che dire della riforma giudiziaria e dei cambiamenti nel consiglio di amministrazione dei media pubblici in Slovacchia: da quando Bruxelles ha il potere di decidere se questo genere di decisioni interne sono buone oppure no?
No, non ha ancora formalmente questo potere, ma si impegna ad implementare azioni di ricatto per costringere il governo slovacco a seguire le sue indicazioni. Partono così le campagne mediatiche per screditare il governo di Bratislava, ancora scosso dall’attentato che stava per costare la vita al premier Robert Fico. E si lavora ai fianchi per togliergli i finanziamenti comunitari, giusto per far vedere che a comandare è chi tiene i cordoni della borsa. Per leggere l’articolo completo clicca qui su Strumenti Politici.
