L’ultimo Consiglio NATO-Ucraina ha avuto un tono e dei contenuti che lo hanno avvicinato pericolosamente a un vero e proprio gabinetto di guerra. La tendenza sembra quella di accentrare tutto nelle mani del comando euroatlantico.
Infatti se finora gli alleati ufficialmente sono stati i fornitori di assistenza militare e materiale, in questa fase del conflitto potrebbero diventare i coordinatori dello sforzo bellico ucraino. In altre parole, ordinare attacchi e organizzare le operazioni. Qualcuno dice che lo stanno già facendo da un pezzo, come nel caso dell’incursione nella regione russa di Kursk.
Gli ucraini vi hanno impiegato armamenti occidentali e alcuni delle migliori unità, inspiegabilmetne distratte dal combattimento nel Donbass, dove i russi stanno avanzando. E persino Zelensky ha ammesso nel suo discorso alla nazione che la situazione è “estremamente complicata” e presto la città di Pokrovsk potrebbe cadere. Essa costituisce uno degli ultimi baluardi dell’ultima linea difensiva ucraina nel sud-est. E allora, data la gravità delle circostanze, è possibile che Bruxelles e Washington vogliano veramente caricarsi sulle spalle tutto quanto, compresa la facoltà decisionale.
Peraltro, gli attuali esponenti della NATO e dei suoi principali Paesi membri sono in scadenza di mandato o vivono fasi assai turbolente. Sembrano quindi presi da un cupio dissolvi in cui trascinare l’intero continente. Il segretario generale Stoltenberg lascerà a ottobre, l’Alto rappresentante Borrell (quello che chiede di lasciare che gli ucraini lancino missili a lunga gittata dentro la Russia) non è sicuro della riconferma, Macron non riesce a formare un governo, a Londra stanno contestando in piazza il governo nuovo, in Germania le elezioni regionali dicono che Scholz è kaputt.
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