Mentre prosegue la trattativa fra Kiev e i creditori stranieri, le agenzie di rating declassano l’economia ucraina a livelli appena superiori alla bancarotta. Fitch l’ha abbassata da “C” a “CC” e S&P’s l’ha portata da “CC/C” a “SD/SD”, che sta per “default selettivo”. Le ragioni del declassamento sono le stesse per entrambe le agenzie, che sostengono che l’accordo coi detentori degli Eurobond segnerebbe l’avvio di un processo analogo a quello di un default.
Pure il Fondo Monetario Internazionale ha deciso di declassare l’Ucraina a motivo delle condizioni disastrose in cui versano le infrastrutture energetiche del Paese, colpite dai russi. Il presidente Zelensky ha approvato il 31 luglio una legge che congela i pagamenti dei debiti esteri almeno fino al 1º ottobre. Alcuni esperti descrivono la norma come una normale soluzione tecnica che serve a risparmiare denari che poi verranno comunque restituiti ai creditori.
Altri invece temono si tratti solo del primo passo verso la bancarotta dell’Ucraina, che si avvicina allo stesso modo in cui i fallimenti sul campo di battaglia dimostrano l’impossibilità di insistere nell’opzione bellicista.
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