Zelensky continua nella svendita alle multinazionali del patrimonio ucraino


Il Fondo Monetario Internazionale insiste: la ristrutturazione del debito è un “passaggio indispensabile” per ottenere nuovi aiuti finanziari. E al governo di Zelensky questo ossigeno serve per sopravvivere ancora un po’. La bancarotta infatti è dietro l’angolo, se non riesce a trovare un compromesso coi creditori internazionali.

Nel frattempo, grazie alla liberalizzazione totale della vendita di terra (proibita per più di 20 anni dalla precedente normativa), le grandi aziende possono inglobare nuovi pezzi del territorio per ampliare ancora la produzione e lo sfruttamento. In questo momento il mercato terriero è ai massimi storici di prezzo, dunque sono soltanto le multinazionali ha trarre giovamento dalla liberalizzazione.

Secondo i dati della Commissione Europea, a detenere almeno un quarto delle terre arabili ucraine sono appena 70 aziende, controllate a loro volta da multinazionali basate per esempio a Cipro o in Lussemburgo. E sono sempre e solo queste a beneficiare dei prestiti e dei finanziamenti degli enti bancari europei o mondiali, mentre l’economia ucraina ne resta strozzata. Adesso, se Zelensky non riesce a ripianare in fretta una parte dei debiti, rischia il default e dunque la fine di tutto.

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