I vertici politici e quelli militari si scontrano a Kiev per la legge della mobilitazione


Al Parlamento monocamerale ucraino, la Verkhovna Rada, si discute sul progetto di legge sulla mobilitazione che a breve i deputati dovranno votare. Si tratta della risposta dei vertici politici alla richiesta dei comandi militari di avere mezzo milione di uomini per poter pianificare le operazioni del 2024.

Già Zelensky aveva fatto presente che le pretese dell’esercito potevano essere eccessive rispetto alle reali possibilità di soddisfarle, ma in aula il dibattio mostra quanto le loro visioni siano distanti. Anche il generale Zaluzhny è intervenuto e ha chiaramente detto ai parlamentari che se non riescono a trovargli i soldati che servono, che li chiedano all’estero o che al fronte vadano loro stessi.

La società ucraina è scossa sia dagli scandali di corruzione nei centri di reclutamento per evitare la leva sia dalla brutalità dei metodi con cui l’esercito costringe i mobilitati ad arruolarsi. In questi mesi, nonostante il divieto di espatrio, sono riusciti a uscire dal Paese 650mila uomini e molti altri non vogliono combattere, trovando modi diversi per non farsi precettare.

Il presidente Zalensky dice agli alleati occidentali che mancano le armi, mentre il generale Zaluzhny dice al Parlamento che mancano gli uomini. Persino la stampa euroatlantica sottolinea che fra i due leader non scorre buon sangue e indica quest’ultimo come papabile alla successione dell’ex attore alla presidenza.

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