La saggistica è un genere difficile. Soprattutto in un Paese dove il tasso di lettori è sempre in discesa e la politica appassiona solo se diventa tifo.
La saggistica è un genere difficile. Soprattutto in un Paese dove il tasso di lettori è sempre in discesa e la politica appassiona solo se diventa tifo.
Dall’odio non può nascere nulla di buono: certamente, neppure un governo. Ma il nuovo esecutivo italiano affonda le radici proprio dal rancore e dall’astio che sono letteralmente palpabili e sono indirizzati verso una forza politica e una persona in particolare. Lo si è percepito sin dalle prime di battute del dialogo tra Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico.
È davvero difficile capire cosa sia accaduto nella politica italiana lo scorso Ferragosto.
Con appena 383 voti a favore (l’elezione scattava a quota 374), Ursula Von der Leyen è diventata presidente della Commissione Europea. Con soltanto 9 voti di scarto, si comprende come il Parlamento europeo sia profondamento spaccato e incerto sul futuro dell’Unione. Abbiamo sentito il parere del capogruppo di Identità e Democrazia (ID), nonché responsabile Esteri della Lega, Marco Zanni.
In Libia c’è bisogno di fermare i combattimenti e di tornare a un processo politico per la ricomposizione del Paese. La lunga guerra civile ha obbligato le imprese e gli investitori italiani a interrompere l’attività o persino ad andarsene. Ce ne ha parlato il presidente della Camera di Commercio Italo-libica Gianfranco Damiano.
Il Russiagate è scoppiato come una bolla di sapone tra le mani di chi l’aveva costruito ad arte per indebolire l’avversario, ma la sua fine pare non aver insegnato nulla né ai “democratici” di tutto il mondo né ai giornalisti mainstream da loro ammaestrati. Lo scandalo apparecchiato su Savoini e D’Amico, usati come veicoli di un presunto finanziamento russo alla Lega, sembra proprio l’esatta replica delle forche caudine attraverso cui hanno fatto passare Donald Trump.
A fronte delle notizie sui bombardamenti a Tripoli, è di stretta attualità comprendere cosa stia effettivamente avvenendo in Libia e quali soluzioni possano mettere fine alla stagione di sangue che sta vivendo la popolazione, oltre al ruolo che in questo contesto sta assumendo il generale Khalifa Haftar. Per approfondire questi temi abbiamo interpellato Andrea Foffano, saggista e docente di Sicurezza e Intelligence all’ASCE di Venezia.
Il giro di nomine conseguenti al rinnovo del Parlamento europeo ha dimostrato ancora una volta la supponenza e l’arroganza dell’establishment comunitario.
Dall’inizio degli scontri a Tripoli l’Oms ha dichiarato che ci sono oltre 400 morti e 2mila feriti. L’Italia storicamente ha un rapporto forte con la Libia, anche se nell’ultimo periodo la Francia ha tentato di sostituirla come sta avvenendo ora che Macron ha ribadito la sua fiducia al presidente del Governo di Accordo Nazionale libico, Fayez al-Serraj.
A poche ore dal voto abbiamo voluto sentire la voce di un candidato alla elezioni europee in forza ad uno dei partiti più bersagliati dal mainstream, l’eurodeputato leghista uscente Marco Zanni.